sabato 25 marzo 2017

Non è stata colpa mia di Leah Mercer, recensione

Care Crazy,
oggi vi parliamo di Non è stata colpa mia di Leah Mercer, romanzo pubblicato da Newton Compton il 16 marzo. Un libro doloroso, emozionante e commuovente; la storia straziante di una coppia che ha perso un figlio e, con lui, anche il legame che c’era tra loro. Tra bugie, omissioni e sensi di colpa, un romanzo reale e profondo sull’amore che potrebbe non resistere davanti alla tragedia. Venite a scoprire cosa ne pensiamo.

Non è stata colpa mia Titolo: Non è stata colpa mia
Autore:
Leah Mercer
Serie:  non fa parte di una serie
Editore:
Newton Compton
Data: 16 marzo 2017
Genere: Narrativa
Categoria: perdita di un figlio
Narrazione: prima persona, pov alternati
Finale: No cliffhanger
Coppia: Zoe e Edward, marito e moglie in crisi dopo la perdita del figlioletto.


Un libro da tenere sul comodino
La storia di questa coppia farà parte di voi
Un segreto che li divide
Un viaggio a Parigi
Sarà possibile ritrovarsi?
Sono passati due anni da quando Zoe ha perso il suo bambino in un incidente e quel ricordo la tormenta ogni giorno. Se avesse stretto di più la presa, se fosse stata più rapida, forse avrebbe potuto salvarlo. Sa che non è stata colpa sua, Edward gliel'ha ripetuto mille volte, ma le parole amare del marito subito dopo la tragedia non possono essere cancellate e hanno scavato in profondità nell'animo di Zoe. Edward vorrebbe che insieme trovassero la forza per andare avanti, ma è stanco di essere tagliato fuori, stanco di vedere sua moglie crogiolarsi nel dolore. Un weekend a Parigi potrebbe essere la loro ultima occasione per riconciliarsi, ma le cose non vanno come previsto: Zoe e Edward si perdono ancora prima di uscire dalla Gare du Nord. Soli e smarriti, dovranno ritrovarsi, ma è ancora possibile?
Un'incredibile storia di amore e coraggio
Un romanzo da tenere vicino al cuore



Perché non l’hai tenuto d’occhio? Perché non l’hai fermato?
Come hai potuto permettere che accadesse?

Zoe e il marito Edward hanno perso Milo, il loro amatissimo figlioletto di due anni, per colpa di una tragedia. Il senso di colpa attanaglia Zoe, mentre Edward, colpevole di averlo fomentato, non riesce a concedersi un momento per affrontare il lutto, nel tentativo di sostenere sua moglie. Ma Zoe, nei due anni successivi alla tragedia, si è trasformata in uno zombie, un essere vivo solo in apparenza, una donna chiusa nel suo dolore, intrappolata in un silenzio assordante che finisce per allontanare da sé tutte le persone care. Edward, invece, dopo aver provato inizialmente a star vicino alla donna, comincia ad allontanarsi da lei, stanco di vivere accanto ad una persona bloccata a quel giorno di due anni prima. Così, passa il tempo fuori casa, cercando di ritrovare la sua giovinezza e di provare di nuovo l’ebrezza della vita.
Quando i genitori di Zoe regalano alla coppia un weekend a Parigi, i due pensano che potrebbe essere un’occasione per ritrovarsi. Ma, appena scesi dal treno alla Gare du Nord, una serie di eventi e di imprevisti li fanno separare. I due si perdono di vista e quello che provano, all’istante, è…sollievo! Sollievo di non dover più sopportare i silenzi di Zoe. Sollievo di non dover fissare lo sguardo accusatorio di Edward. Puro e semplice sollievo.
Da qui, la trama del libro si dirama, mostrandoci cosa capita ai due nelle loro solitarie giornate parigine e portandoci indietro nel tempo per scoprire come è nata la loro storia d’amore e cosa l’ha quasi distrutta. 
Questo è un libro che parla dell’incubo peggiore che possa capitare ad un genitore, e solo a pensarci mi sento mancare la terra da sotto i piedi. La morte di un figlio è qualcosa che ti cambia e questa coppia non fa eccezione. La reazione al dolore è differente per Edward e Zoe, e segue un cliché che ho già ritrovato in un libro dalla trama simile: la donna si chiude nel suo dolore, mentre l’uomo cerca svago altrove.
Il passaggio tra presente e passato ci fa conoscere, in realtà, quattro persone: la Zoe di allora e la Zoe di oggi; l’Edward innamorato e l’Edward disilluso. Ed è evidente notare le differenze tra quelle quattro anime: se Zoe, un tempo, era allegra e vivace, ma anche scostante con un uomo che le avrebbe dato il mondo, ora è un involucro magro e infelice, ma per cui è impossibile non provare un’immediata empatia. Al contrario, l’uomo meraviglioso del passato, si è trasformato in una persona veramente antipatica e spesso crudele, con cui mi sono molto arrabbiata durante il romanzo. Ma, in effetti, le persone che soffrono non sono sempre buone e gentili, non trovate?
Il tema del libro è sicuramente il dolore e come si può provare a superarlo; la speranza c’è, così come l’idea dell’amore, ma in questo libro si soffre molto, inutile negarlo, e si spera poco.
Persino una città romantica come Parigi diventa una spettatrice sfocata e malinconica del dramma di Zoe e di suo marito, delle loro vite ormai a pezzi e del loro amore perso nel dolore.
E, a mio parere, quest’approccio alla storia è stato molto azzeccato: questa è la descrizione romanzata di quello che potrebbe succedere ad una coppia qualunque. Qui non ci sono principi azzurri e fate madrine, ma c’è solo l’accettazione del dolore e il tentativo di provare a ricostruire una vita insieme. O, almeno, il tentativo di essere di nuovo felici. Il finale è agrodolce, inaspettato direi, ma secondo me appropriato.
Ciò che non ho del tutto apprezzato è stata la gestione del tempo da parte dell’autrice. Senza fare troppi spoiler, vi ho parlato delle giornate solitarie dei nostri due eroi. Bene, il momento dell’incontro tra i due avviene molto tardi nel romanzo e questa scelta non mi ha convinta del tutto.
Un libro intenso ed emozionante. Se sentite che possa fare al caso vostro, vi auguro da subito buona lettura e munitevi di fazzoletti.

Un abbraccio,
Liliana






Non è stata colpa mia



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