giovedì 25 maggio 2017

BLOG TOUR: Absence. Il gioco dei quattro di Chiara Panzuti, recensione in anteprima

Crazy,
eccoci alla seconda  tappa del Blog tour ufficiale di  Absence: Il gioco dei quattro, di Chiara Panzuti! La nostra tappa ospiterà la recensione del romanzo in uscita l'1 giugno per Fazi nella collana LianYA, vi anticipiamo già che si tratta di una superba anteprima e una lettura molto particolare. Una storia fantasy con un pizzico di thriller che riguarda quattro adolescenti alle prese con un maniaco che li tiene prigionieri dell'ignoto. Tutti loro sono diventati improvvisamente e inspiegabilmente invisibili al resto del mondo, e sono scomparsi dai ricordi dei loro cari. Ma perché è successo? Perché proprio a loro? E con quale scopo? Risolvere queste domande è forse salvarsi, ma anche scoprirsi, fidarsi, appoggiarsi. Ogni loro paura verrà alla luce, ogni difficoltà affrontata in nome dell'unione che è forza. Come? Venite a scoprirlo con noi...


Absence: Il gioco dei quattro Titolo: Absence: Il gioco dei quattro
Autore:
Chiara Panzuti
Serie:  #1 Absence
Editore:
Fazi Editore
Data: 1 giugno 2017
Genere: Young Adult
Categoria: fantasy paranormal
Narrazione: prima persona, pov femminile
Finale: Si cliffhanger
Coppia: Faith, sedicenne piuttosto sola; Jared, coetaneo, abituato a badare a se stesso e al fratello più piccolo.


Viviamo anche attraverso i ricordi degli altri.
Lo sa bene Faith, che a sedici anni deve affrontare l’ennesimo trasloco insieme alla madre, in dolce attesa della sorellina. Ecco un ricordo che la ragazza custodirà per sempre. Ma cosa accadrebbe se, da un giorno all’altro, quel ricordo non esistesse più? E cosa accadrebbe se fosse Faith a sparire dai ricordi della madre?
La sua vita si trasforma in un incubo quando, all’improvviso, si rende conto di essere diventata invisibile. Nessuno riesce più a vederla, né si ricorda di lei. Non c’è spiegazione a quello che le è accaduto, solo totale smarrimento.
Eppure Faith non è invisibile a tutti. Un uomo vestito di nero detta le regole di un gioco insidioso e apparentemente folle, dove l’unico indizio che conta è nascosto all’interno di un biglietto: 0°13′07″S 78°30′35″W, le coordinate per tornare a vedere.
Insieme a Jared, Scott e Christabel – come lei scomparsi dal mondo – la ragazza verrà coinvolta in un viaggio alla ricerca della propria identità, dove altri partecipanti faranno le loro mosse per sbarrarle la strada. Una corsa contro il tempo che da Londra passerà per San Francisco de Quito, in Ecuador, per poi toccare la punta più estrema del Cile, e ancora oltre, verso i confini del mondo.
Primo volume della trilogia di Absence, Il gioco dei quattro porta alla luce la battaglia interiore più difficile dei nostri giorni: definire chi siamo in una società troppo distratta per accorgersi degli individui che la compongono.
Cosa resterebbe della nostra esistenza, se il mondo non fosse più in grado di vederci?
Quanto saremmo disposti a lottare, per affermare la nostra identità?
Un libro intenso e profondo; una sfida moderna per ridefinire noi stessi.
Una storia per essere visti. E per tornare a vedere.



Questo libro è un esempio di quello che io chiamo "innamoramento di carta". Quel sentimento bellissimo che ti sale dentro tanto piano che quasi non te ne accorgi, in una giornata qualunque, in cui inizi a leggere un libro e quel libro non ti convince per niente, né per trama né per genere. Saresti quasi disposta a giurare che non ti piacerà, magari sbadigli perfino, ma tieni duro e vai avanti. Ti alzi dalla sedia, letto o divano che sia, ti prepari un tè, imprechi un po' contro chi te ne ha parlato, instillandoti la curiosità di leggere proprio quel libro.
Ti risiedi, ricominci a leggere.
È allora che succede: arrivi a... La frase. Quella che ti cattura. Di colpo sei sul pezzo. Il tuo interesse si è acceso e brilla come un faro. Ti tiene sveglia e ti fa arrivare fino in fondo in poche ore, occhi sbarrati e formicolio alla schiena.
Che bello quando succede, perché hai la diretta percezione del momento dell'innamoramento di carta. Di colpo ti accorgi che quel libro ti piace davvero, storia, personaggi e scrittura. E che quel pizzico di "fuori dall'ordinario", ciò che inizialmente ti infastidiva, è invece proprio ciò che lo contraddistingue, lo rende diverso e lo fa spiccare nel mare dei romanzi. A me è successo così con Absence. Una storia surreale ma affascinante, suggestiva come trama ma ancora di più piena di simbolismi. 
La protagonista è Faith, una ragazzina che era invisibile ancora prima di cadere vittima del disegno del fantomatico Illusionista, una come tante, una che non spicca in una folla, che non alza la voce per farsi sentire, che non è particolarmente scarsa o eccezionalmente brillante. Una qualunque.
Jared è anche lui un invisibile, un ragazzo scomodo, che non va d'accordo con nessuno e non ama nessuno se non il proprio fratello, l'unico membro della sua famiglia che gli sia rimasto.
Allo stesso modo gli altri due componenti del gruppo sono anch'essi degli invisibili: Scott lo strafottente simpaticone e Christabel l'eterna pessimista, cinica e sospettosa.
Ma se tutti loro, presi singolarmente, sono degli invisibili, insieme sono una forza incredibile. Capaci di riconoscere i meriti dei compagni, superare le proprie paure e bassezze per proteggere l'unica ragione che ancora li lega alla "normalità", ovvero il resto del gruppo. Come nuovi Moschettieri, inseguono per il mondo le rocambolesche istruzioni del matto responsabile della loro alienazione e…crescono.
Il passaggio simbolico dall'inconsapevolezza dell'infanzia alla responsabilità dell'adulto avviene in modo assolutamente geniale e doloroso. Uno strappo improvviso che li sottrae ai ricordi e agli affetti per offrire loro qualcosa per cui valga la pena combattere e tenere duro, andare avanti, non arrendersi. Qualcosa che inizialmente è solo la speranza di tornare con i loro cari, ma via via diventa voglia di creare legami nuovi, e imparare ad alzare la testa, ad affermarsi. Perché esserci non è soltanto vedere il proprio riflesso nello specchio, ma esistere nella mente degli altri. Non più uno solo, che può anche sparire senza lasciare traccia, ma parte di un gruppo, che non può arrendersi perché gli altri hanno bisogno di lui, perché gli altri credono in lui, perché gli altri lo cercheranno sempre. Come l'ago della bussola che punta sempre il Nord.
Ed è proprio ciò che Jared chiede a Faith, in un momento particolarmente angoscioso del loro vagare in cerca di risposte:

Ho bisogno di sapere che mi ricorderai. Posso essere il tuo Nord? Possiamo essere il Nord insieme? Così quando ritroverai te stessa, ritroverai anche me. Ovunque saremo, con o senza memoria.

Perché in effetti è proprio così, siamo nulla senza gli altri, un puntino inutile su un mappamondo immenso. Ma uniti e abbracciati siamo grandi come giganti. E i giganti sono invincibili.
Complimenti alla scrittrice di questa insolita e incredibile storia. Non è un romance, non è vita vera, non parla di noi o del nostro vicino, non è una favola. Ma è un viaggio nell'animo umano, narrato con grande sensibilità e rara maestria.
Se anche voi come me non amate il fantasy, ma l'insolito vi affascina e vi attrae, questa storia è per voi. Vi garantisco che sarà un bel viaggio.

Buona lettura! Cri




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