giovedì 29 marzo 2018

Io sono Mia di Max Giovagnoli, recensione in anteprima.

Ciao Crazy, 
oggi vi parlo in anteprima della storia di una madre e di una figlia. Della storia di un viaggio, di un percorso di vita tra rimpianti, ripensamenti e scelte. Questa è la storia di Io sono Mia scritta da Max Giovagnoli ed edita Newton Compton.





Titolo: Io sono Mia

Autore: Max Giovagnoli

Data: 29 marzo 2018

Editore: Newton compton

Genere: Narrativa contemporanea




Mia ha diciotto anni e una brutta cicatrice sul viso. La mattina va a scuola e di sera costruisce scenografie per il Teatro dell’Opera di Roma. Vive a MU, una casa famiglia che somiglia a un sommergibile, ed è abituata a cavarsela da sola. Da sempre. Con le mani riesce a plasmare tutto quello che vuole. Con le compagne e i ragazzi, invece, è una frana. In classe la chiamano “Non” e tutti sanno che non bisogna toccarla… Andrea è stata per anni una delle più spregiudicate produttrici cinematografiche europee. Nessuno ha mai potuto mettersi tra lei e il successo, nemmeno sua figlia. Finché un giorno, un brutto incidente ferma la sua corsa. Le strade di Mia e Andrea si incrociano di nuovo, in modo del tutto inaspettato, in un viaggio che per entrambe è una fuga. Dalla Roma dei Fori imperiali e delle torri di periferia fino alle aurore boreali e ai vulcani addormentati di un piccolo arcipelago al largo dell’Islanda, Mia e Andrea si trovano a vivere – senza volerlo – l’avventura più importante della propria vita. Dopo tanto tempo, finalmente insieme. 



Fate tabula rasa: la storia di Mia e Andrea non una storia facile anche se poi, paradossalmente, facile è entrare in empatia con loro.
Mia è la figlia, Andrea è la madre.
Due personalità forti che nascondono da un logico gioco di scelte sbagliate, due donne che attorno a loro hanno scavato trincee emotive.
Mia è una diciottenne che respira l’aria del fallimento, che vive in una casa famiglia e che vorrebbe solo essere invisibile.



Andrea è una donna forte, self-made, coriacea. Una donna, appunto, non necessariamente una madre. Forte dei suoi successi professionali, di esperienze vissute cavalcando l’onda, si fa scuso esclusivamente del proprio ego. Andrea è egoista, egoriferita ed egocentrica al punto tale che sembra non accorgersi di quanto tutto le stia scivolando tra le mani. Gli anni sono passati senza sua figlia, i tempi d’oro della produttrice cinematografica che non sbaglia un colpo, anche. Lei, quasi come una mantide stacca la testa a chiunque la pensi diversamente, finchè a pensarla come lei non è la vita. 

  
Una storia parallela quella tra Mia e Andrea, una storia dove nessun protagonista è perfetto. Ognuno ha le proprie colpe ma, volente o nolente, Andrea ha generato Mia e le colpe di essere una madre invisibile, ricadono sulla figlia col risultato di renderla arrabbiata, delusa, disincantata.
Un susseguirsi di eventi tra la periferia, tra parchi giochi ormai abbandonati e lamiere da scavalcare. Tra i vicoli ebraici che trasudano lusso e storia, attraverso le meravigliose descrizioni che l’autore fa di Roma.
Ecco, un punto di forza dello scritto sono queste polaroid dettagliate di squarci di una città che respira, che per differenza di panorami e significati sembra svilupparsi su più piani. Amo quando i setting diventano parte del racconto e Giovagnoli è stato un regista perfetto anche quando il viaggio delle due donne si trasferisce in Islanda, terra calda e fredda allo stesso tempo, preda di esplosivi vulcani ghiacciati e di una calcolata vendetta.
Ottima anche la tecnica di narrare i punti di vista in maniera differente ma ugualmente incisiva: Mia e la sua giovinezza in prima persona e Andrea con la sua dose d’esperienza in terza.
Perfette le strade di due donne che seppur parallele riescono a incrociarsi. Un velo di speranza, di considerevole rimorso, la spiegazione a tanti vuoti, la voglia di mettere un punto a tanto dolore scoprendo che anche il male è un sentimento che può unire. 
Insomma, a un tratto nel libro a Mia viene posta questa domanda: 

«Sai quanto dura la vita di una nuvola?», e io chissà a quanto pensavo. Un giorno, dieci. E di notte poi, che fine fanno le nuvole? Mezz’ora, Mia. Milioni di metri cubi d’aria si condensano e coprono porzioni di cielo grandi come stati ma si dissolvono in un pugno di minuti.

Ma la storia di Giovagnoli, però, non è come una nuvola. Finito di leggerlo, credo che la sensazione di essere stata per qualche ora sotto la nuvola di Mia e Andrea, durerà qualcosa di più di un pugno di minuti.
Leggetelo se volete prendervi una pausa da tanti castelli perfetti in cui molto spesso amiamo immergerci perché non c’è happy ending se la storia non è travagliata!

Naike





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